Si è chiusa domenica 14 febbraio, celebrando la trentaduesima giornata per la vita, una settimana intensa per la comunità di Albino: un programma di iniziative che ha avuto eco particolare per la singolare proposta di un gruppo di giovani. “Io e te a nudo”: serata di musica, immagini e parole. Forse sarà stato il messaggio un po’ provocatorio, o forse il tam tam degli inviti arrivati da facebook e dai telefonini, ma il colpo d’occhio, mercoledì scorso al CineTeatro della parrocchia di Albino, era speciale. Circa 200 giovani riempivano la sala e osservavano curiosi le scenografie sul palco; tra queste, in un angolo, una batteria attorniata da altri strumenti musicali.
Il racconto di una relazione finita male - accompagnata ora da note romantiche, ora da una poesia - ha aperto un dialogo schietto sul tema degli affetti. Lo spettatore è stato coinvolto in un viaggio che, partendo dai dolori delle relazioni spezzate, da una sessualità troppo spesso presentata in modo banale, lo ha condotto ad un invito pressante: «scendi dentro di te, scopri una strada di libertà fuori da ideologie e da giudizi superficiali, regala un soffio d’aria pura alla tua vita ».
« Lo sappiamo - ci dice Enrico - questo tipo di cammino è difficile; spesso significa guardarsi dentro in profondità, riconoscere i propri errori, dare una “giro di pagina” alla nostra vita, con strappi dolorosi e senza più tornare indietro. Ma guardarsi dentro è anche l’occasione per ri-conoscerci, scoprire i talenti che abbiamo, metterli a frutto e imparare a donarli. Ecco: crediamo che questa strada ci prepari ad incontrare “l’altro” in modo nuovo, non semplicemente cercando affetto, ma scoprendo e custodendo un progetto di bellezza più promettente e più solido ».
Con lui una quindicina di giovani, alcuni impegnati alle musiche, altri a cantare e recitare. « Non siamo tutti di Albino, ma veniamo anche da altri paesi; ci legano rapporti di amicizia. Con alcuni abbiamo condiviso il cammino del “Samuele”, la proposta di approfondimento della fede che il Vescovo fa per i ragazzi dei 18 ai 30 anni. Miriam e Nicola, della compagnia teatrale ShArt, ci hanno aiutato a trovare le modalità di linguaggio. Mariagrazia, studente al liceo artistico, ha collaborato all’allestimento scenografico. Vito (voce) e Chiara (recitazione e coro) hanno raccolto con prontezza l’invito a partecipare, rispecchiandosi nei temi affrontati e nelle modalità. Ricordo ancora la telefonata con Andrea (batteria) che in modo schietto mi diceva di ritenere il progetto condivisibile, indipendentemente dal percorso personale di ciascuno. Siamo partiti così, a metà dicembre. Subito abbiamo elaborato i testi, prendendo spunto in particolare dalla rivista Città Nuova, del Movimento dei Focolari ».
La serata continua: Luca e Matteo, da dietro le quinte, proiettano alcune immagini. Luca ci racconta di tutto il lavoro fatto prima, e ci presenta il pieghevole consegnato all’uscita: « ci sembra bello e dice tutto; ne abbiamo stampati 200 e sono andati a ruba. Nei testi abbiamo voluto inserire un articolo su una ragazza rimasta in cinta in età di liceo, e che con coraggio ha affrontato le sue difficoltà, accogliendo la sua bimba … le riflessioni che scrive potrebbero essere le nostre, immersi in questo tempo così contraddittorio ». Ce lo mostrano. “La vita è la realizzazione di un sogno fatto in giovinezza”: questo il messaggio in copertina, affiancato dai loghi delle associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa: innanzitutto la parrocchia di Albino, poi le sezioni bergamasche di Scienza & Vita, del Movimento per la Vita e dell’Associazione Difendere la Vita con Maria.
All’interno alcuni spunti per riflettere sulla corporeità « un mistero attraverso il quale esprimiamo il nostro “io” più profondo - dice fra Mauro, cappuccino, che si è lasciato coinvolgere dai ragazzi sul palco - un mistero che possiamo sperimentare riscoprendo l’altissimo valore dei nostri gesti, da una carezza fino all’unione intima dei corpi, ma anche semplicemente con le espressività dei nostri occhi ». Sul pieghevole sono presentati anche i servizi che offre il Consultorio Familiare Scarpellini « per non affrontare i problemi da soli » scrivono i ragazzi.
« Questa cosa mi è piaciuta un sacco - dice Valentina - provare le canzoni insieme, adeguare gli spartiti alle nostre capacità; Sono proprio contenta di essermi messa in gioco - le fa eco Valeria impegnata con lei alle chitarre - ci spiace che alcuni temessero che sotto ci fosse uno od un altro partito…niente di tutto ciò! Chi è venuto invece ha percepito il clima che si è creato. Una ragazza ci ha scritto: “la passione per la vita su quel palco ha scaldato il cuore.
Vedervi insieme è stato bello”; un'altra - ci mostrano le mail ricevute - “le cose dette mi hanno fatta sentire davvero meglio, molto meno sola in questo cammino sempre e comunque bello che è la vita donata di ogni giorno!”».
« Il lavoro più prezioso - interviene Enrico - è stato far squadra fra di noi, lasciando che ognuno trovasse il suo spazio per esprimersi; se non fossimo stati convinti fino in fondo - aggiunge Maria, la cantante - non avremmo accettato la sfida ».
Qualcuno vi ha espresso critiche?
Enrico: « È inevitabile; quando fai qualcosa devi mettere in conto anche le critiche. La serata è stato un esercizio della nostra voglia di ragionare, rifiutando i pregiudizi, andando a fondo senza paura nell’esperienza dell’affettività. Moltissimi hanno colto questo aspetto e ci hanno ringraziato: “ci siamo sentiti meno soli” ci hanno detto. Questo ci è bastato. Pochi altri invece hanno avuto una reazione negativa. Sappiamo di aver suscitato molte domande, ma era un obiettivo anche questo, anche se scomodo. Noi stessi, nel metterci in gioco, abbiamo dovuto misurarci in prima persona su queste tematiche, e con gli interrogativi profondi che pongono. Ci siamo convinti che non possiamo trascorrere la nostra giovinezza senza tentare, anche in mezzo agli sbagli, una risposta che apra un orizzonte “alto”; il rischio è di restare infelici per tutta la vita.
Far qualcosa che andasse per forza bene a tutti avrebbe annacquato il messaggio. E le tante reazioni positive ci hanno dimostrato che i giovani - noi giovani - attendiamo proposte alte.
Ad ogni modo alcune critiche sono state costruttive e preziose.
Avete scelto di toccare anche temi delicati…
« Si - risponde Sara, un medico - i ragazzi mi hanno chiesto di chiarire alcuni aspetti della gravidanza e dell’aborto; mi sono emozionata a parlare davanti a così tanti giovani di ciò che vive una donna nel suo intimo, durante la gestazione, la meraviglia di una vita che prende forma, e il grande dolore che accompagna la scelta di chi non riesce ad accogliere la vita … l’aborto non è mai una storia a lieto fine. Tra l’altro l’opzione della RU486 - che i ragazzi hanno voluto approfondire mercoledì - è particolarmente rischiosa anche per la salute della donna, senza considerare i gravi risvolti psicologici. La serata è stata preziosa per presentare ai giovani, specie alle ragazze, le possibilità di sostegno che vengono offerte dai Centri di Aiuto alla Vita; molti non conoscevano queste realtà ».
Pensate di riproporre questo progetto?
Risponde Paolo, il tastierista che, con la sua passione per la musica ha lavorato sodo perché - tra mille imprevisti dell’ultimo giorno - si potesse salire sul palco: « il lavoro che abbiamo fatto ci è piaciuto, sarebbe bello valorizzarlo.
Dovremo affinare molte cose, migliorare alcuni aspetti e organizzarci in tempi meno stretti… ora i riflettori e le luci del palcoscenico si sono spenti, e l’euforia della serata va pian piano scemando; ne parleremo con calma ».
A questa serata giovane, sempre nell’ambito della Giornata per la Vita albinese, si è affiancata l’esperienza della preghiera del rosario, proposta ogni mattino al santuario della Guadalupe. « È stato questo il cuore della settimana, nel silenzio e anche se in pochi » affermano gli organizzatori.
Infine, domenica 14 febbraio, con l’auto di volontari, è stato proposto l’acquisto di primule il cui ricavato andrà a sostegno di progetti pro-life. Ne sono state distribuite circa 1000.
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