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28 giu 2011

Città Nuova - N°12

“LUOGHI VIVIBILI” è il richiamo di copertina del n°12 di Città Nuova, la cui grafica rimanda al tema della città, scandagliato nelle pagine 68 e seguenti da Elena Granata che indaga sui cambiamenti epocali che interessano le nostre metropoli: “La tragedia di molte città del benessere è che si assomigliano tutte, si conformano a un’architettura commerciale […]. La crisi di identità colpisce in primo luogo quegli spazi pubblici aperti che un tempo si configuravano come […] luoghi in cui accogliersi e rapportarsi con gli altri. Un cambiamento che si […] rispecchia anche nei rapporti sociali, sempre più improntati all’individualismo e a una mancanza di cura per lo spazio comune”. Ma la città non è perduta, come lascia intendere il titolo dell’articolo, se si riprende a “pensare e rappresentare il mondo come rete di luoghi nei quali le persone possano coltivare una dimensione relazionale e di incontro faccia a faccia, non solo come un sistema di reti funzionali all’economia”. 

E’ solo questa dimensione relazionale che può sottrarci allo sconforto derivante dalla lettura delle cifre del Rapporto ISTAT 2010 sulla situazione economica e sociale del nostro Paese (qualche elemento: 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano; oltre 500 mila posti di lavoro perduti, 9 milioni di persone in situazione di povertà). Carlo Cefaloni, a pagina 18, illustra sì i dati allarmanti dell’Istituto centrale di statistica ma, in continuità con la grande tradizione del cattolicesimo sociale, legge la nostra “vulnerabilità” come un invito alla coesione “in nome di un’uguaglianza da assicurare non solo ai nastri di partenza”.

E’ proprio quanto riporta alle pagine 46-50 Michele Zanzucchi nel suo reportage da Haiti dove, pur in un contesto di estrema gravità (l’85% della popolazione non ha di che vivere, l’80% è analfabeta), si apprezza “l’organizzazione della generosità” che mette in moto lo sviluppo. Un esempio per tutti è il progetto “Pacne” (Associazione contro la povertà del Nord Est) espressione di un gruppo di amici del Movimento dei Focolari che intende aiutare l’isola caraibica creando lavoro e favorendo lo sviluppo. Afferma Wilfried, uno dei fondatori dell’associazione: “Le nostre realizzazioni sono un modo per mostrare anche ai politici che qualcosa si può cambiare”. In forme diverse anche in Italia, in occasione delle ultime amministrative e dei referendum, è stato mandato un messaggio chiaro al Palazzo. Scrivono Paolo Loriga e Iole Mucciconi a pagina 16: ”Il timone delle operazioni è dei cittadini, che non accettano più decisioni verticistiche e verticali. La partecipazione orizzontale e anti-oligarghica è il vero “vento” che si è sollevato e mettersi in ascolto di ciò che proviene da queste elezioni è il primo atto politico che i partiti devono compiere. 

La condivisione totale tra tutti gli operatori, nonostante le diversità e i limiti, è alla base dell’attività del centro d’arte “AVE” con sede a Loppiano, i cui cinquant’anni di storia sono ripercorsi da Paolo Balduzzi a pagina 36: ”È da questa esperienza che nascono quelle forme da cui traspare una purezza ed essenzialità di linguaggio che rendono sia i lavori di scultura sia quelli di architettura moderni e belli […] adatti a essere compresi da tutti, come fermento positivo per la comunità”. E’ la fine dell’autoreferenzialità, il grande limite della società attuale. Fabio Ciardi, in sintonia con la nuova linea di catechesi di Benedetto XVI, individua però uno specifico antidoto nella preghiera. Scrive infatti a pagina 12: ”E’ un dialogo, un confronto che relativizza sé stessi, aprendo verso nuove ragioni, nuovi modi di vedere, quelli dell’altro. […] Suscita nuove relazioni, apre a nuove prospettive nel leggere situazioni e problemi. La preghiera mi rende consapevole del punto di vista dell’altro … e degli altri”. E’ quanto coglie Mario dal Bello recensendo a pagina 52 una mostra di Guariento, pittore veneto del Trecento. Nella sua Madonna dell’Umiltà, infatti, “tutto è luce: domina il volto di Maria dalla fisionomia di donna d’amore. Ora essa non guarda il figlio, ma noi. Come fosse commossa da una preghiera”. Grati per questo amorevole sguardo materno, che siamo certi di condividere con te, ti salutiamo con affetto. 

Daniele & Rosanna

1 commento:

  1. Grazie per questa bella idea di porre in evidenza i punti più salienti di Città Nuova.... mi sembra proprio una bella trovata!!
    Uno con voi!! Vincenzo Caputo pre-Volonatrio di Corato (BA)

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